17 giugno 1994, lo spettacolare inseguimento di O. J. Simpson

Il 17 giugno 1994 i principali canali televisivi americani interrompono i programmi, seguono in diretta l’inseguimento della Polizia di una Ford Bronco bianca dove fugge la star O. J. Simpson.

È stato il primo inseguimento in diretta che ha tenuto incollati milioni di telespettatori sugli schermi di casa. Da una parte la Polizia, dall’altra una star di Hollywood, O. J. Simpson, che fuggiva dietro l’accusa di aver ucciso l’ex moglie Nicole Brown e il suo amico. Era il 17 giugno 1994. Ma andiamo con ordine.
Il 13 giugno furono ritrovati i cadaveri della ex moglie 35enne di Simpson, Nicole Brown, da cui aveva divorziato nel 1992, e dell’amico di lei Ronald Lyle Goldman. Entrambi erano stati accoltellati nel giardino della residenza intestata allo sportivo a Brentwood, ricco quartiere di Los Angeles, mentre i due figli dell’ormai ex coppia dormivano all’interno. L’ex star di football americano e attore, anche per le precedenti denunce per violenza domestica, risultò tra i principali sospettati. Infatti, immediatamente dopo il delitto la polizia di Los Angeles si mise sulle tracce di OJ Simpson, ma l’uomo era volato via proprio quella notte, diretto a Chicago. Informato della morte dell’ex moglie, Simpson rientrò in città e fu arrestato, ma dopo l’interrogatorio venne rilasciato.
Nelle successive indagini gli investigatori trovarono sulla scena del crimine delle macchie di sangue compatibili con quelle di OJ. Alle 8 del mattino del 17 giugno il comando di polizia contattò l’avvocato di OJ Simpson, Robert Shapiro, informandolo dell’accusa per duplice omicidio di primo grado del suo assistito. L’avvocato si precipitò da Simpson per informarlo, quello decise di fuggire mentre la polizia si recava nella villa dove era ospite l’uomo per arrestarlo. Mentre l’avvocato Shapiro convocò una conferenza stampa, proclamando l’innocenza del suo assistito e facendo leggere anche una lettera in cui lo stesso annunciava il suicidio, il comandante della polizia di Los Angeles, David Gascon, annunciò ai mass media che OJ era a tutti gli effetti un ricercato.
E da quel momento avvenne un lungo inseguimento sull’autostrada di Los Angeles. La Ford Bronco sulla quale viaggiava OJ venne intercettata mentre transitava verso Brentwood, così venti vetture della polizia si lanciarono all’inseguimento, seguite dai mass media in auto ed elicottero. L’auto, guidata da Al Cowlings, amico ed ex compagno di squadra nei Buffalo Bills, procedeva a circa 60 kmh ma non venne mai bloccata dagli investigatori, perché l’uomo al volante, raggiunto via telefonino dai poliziotti, dichiarò che aveva una pistola puntata sulla testa da OJ.

 

Dopo circa cinque ore di lento inseguimento alle 19.45 la Ford Bronco giunse a Brentwood, presso la villa del sospettato. Cowlings parcheggiò e uscì fuori, mentre OJ restò in auto per un’ora minacciando il suicidio, finché si arrese, consegnando una pistola 357 Magnum, dei baffi e un pizzetto finti più una fotografia della sua famiglia che aveva tenuto per tutta la durata dell’inseguimento stretta tra le dita.
L’inseguimento fu ripreso in diretta TV e seguito da circa 75 milioni di telespettatori, le emittenti televisive statunitensi interruppero le proprie trasmissioni per trasmettere in diretta lungo la stradale Interstate 405 di Los Angeles l’inseguimento definito dai media “The Bronco Chase”. Fu un caso mediatico spettacolare, soprattutto perché una ventina di elicotteri ripresero tutto l’inseguimento.
Certo, contribuì molto la fama del sospettato, inseguito dalle forze dell’ordine, O.J. Simpson, all’anagrafe Orenthal James Simpson (San Francisco, 1947), ex giocatore di football americano e attore. Considerato uno dei più grandi giocatori nella storia del football scrivendo pagine leggendarie con i Buffalo Bills, tanto da essere stato inserito nella Pro Football Hall of Fame. Conclusa la carriera sportiva, si è dedicato al cinema: raggiungendo un ulteriore livello di fama grazie al ruolo dell’agente Nordberg nella serie de Una pallottola spuntata.

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