‘Io sono un berlinese’, pronunciata dal presidente Usa JF Kennedy, resta una delle frasi più iconiche della storia della politica mondiale.
«Ich bin ein Berliner» è una frase pronunciata il 26 giugno 1963 a Berlino Ovest dal presidente statunitense John F. Kennedy durante il discorso tenuto a Rudolph-Wilde-Platz in occasione della visita ufficiale alla città. Tradotta in italiano la frase significa «Io sono un berlinese», e divenne una delle più note e iconiche della breve presidenza di Kennedy, che fu assassinato cinque mesi più tardi.
La frase fu pronunciata con l’intento di comunicare alla città di Berlino e alla Germania stessa, seppur entrambe divise, una sorta di vicinanza e amicizia degli Stati Uniti dopo il sostegno dato dall’Unione Sovietica alla Germania Est nella costruzione del muro di Berlino, due anni prima, come barriera per impedire gli spostamenti dal blocco orientale socialista all’occidente.
Il discorso di Kennedy fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all’interno della Germania Est dalla quale temevano un’invasione. Parlando dal balcone del Municipio di Schöneberg (sede dell’amministrazione comunale dell’intera Berlino Ovest), Kennedy disse: «Duemila anni fa l’orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l’orgoglio più grande è dire ‘Ich bin ein Berliner.’ Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole ‘Ich bin ein Berliner!’».
L’idea della frase venne in mente a Kennedy all’ultimo momento, così come la scelta di pronunciarla in tedesco. Kennedy chiese al suo interprete, Robert H. Lochner, di tradurgli “I am a Berliner” mentre stava già salendo le scale del municipio.
Ma vediamo il contesto storico in cui maturò questa visita. La capitale della Germania, Berlino, era all’interno dell’area controllata dall’armata sovietica dopo la Seconda guerra mondiale. Inizialmente divisa in quattro settori controllati dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Regno Unito e dall’URSS, la tensione della guerra fredda aumentò fino al punto in cui i sovietici instaurarono il Blocco di Berlino, a cui gli alleati occidentali risposero con un drammatico ponte aereo.
In seguito, i settori controllati dalla NATO diventarono effettivamente una enclave della Germania Ovest, completamente circondata dalla Germania Est. Dal 1952, il confine tra Est e Ovest era chiuso dovunque eccetto che a Berlino. Migliaia di cittadini abbandonarono la Germania Est per la Germania Ovest attraverso Berlino Ovest, indebolendo la Germania dell’Est di forza lavoro e minacciando un collasso economico. Nel 1961 la Germania Est governata da Walter Ulbricht fece erigere un barriera di filo spinato intorno a Berlino Ovest. Ufficialmente era chiamata la antifaschistischer Schutzwall (barriera protettiva antifascista), e le autorità della Germania Est sostenevano che era per impedire che agenti e spie della Germania Ovest (da loro considerato uno stato fascista) venissero nell’Est. Nel giro di alcuni mesi il muro fu ricostruito in cemento, e molte costruzioni furono demolite per creare una “zona della morte” vigilata a vista da guardie della Germania Est.