A Terracina la sagra dell’orrore. Politici, assumete giornalisti e copy

Parte la campagna elettorale a Terracina, arriva il leader della Lega Matteo Salvini ma quello che colpisce è l’offesa alla lingua italiana di alcuni esponenti.

A Terracina la campagna elettorale è cominciata come era finita la precedente. Col centrodestra spaccato. E ci sta, parafrasando l’eurodeputato Nicola Procaccini, se in un microcosmo la percentuale bulgara è appannaggio di un’area ‘ideologica’ (le virgolette sono le mie) allora è quasi fisiologico che gli appetiti delle ambizioni si riscontrino proprio lì e che quell’area si cannibalizzi. Ci sta. Ci sta in natura ed è quindi insita nell’uomo. Così, ieri a Terracina, al di là dei proclami di facciata di messaggi distensivi, al netto delle strette di mano, dei salti sui carri, dei cambi di casacca che da sempre appartengono alla sfera politica e partitica, è sceso proprio per dare lo start alla campagna elettorale il leader della Lega, quel Matteo Salvini anima populista di un’Italia disorientata che conosce tempi, modi e ritmi per animare e coinvolgere le piazze. Terracina non è una piazza semplice, è più avvelenata di Latina, il capoluogo che non è cabina di regia territoriale, avendo abdicato da tempo al suo ruolo naturale di guida. Terracina vive di scontri feroci in un unico fazzoletto di un’area politica che punta al potere pieno, quindi niente alleanze, ergo Forza Italia e Lega da una parte, Fratelli d’Italia con Roberta Tintari dall’altra che ha strizzato (e incassato) il placet di una porzione di quell’altra parte politica, quell’area di centrosinistra che sulle rive di Traiano s’è eclissata dai tempi dei mandati del sindaco Vincenzo Recchia.
Accade così che è partita una campagna elettorale estiva, inusuale per le regole distanziatrici imposte dall’emergenza sanitaria. Però, vi chiedo una cosa. Ho letto i pensieri di un esponente locale di rilievo della Lega. Ho letto il suo post ed è colmo di legittime aspirazioni per tendere a governare questo Paese e verosimilmente la sua città, però al di là dei contenuti, abbiate pazienza, cercate anche di tutelare quella lingua italiana che dite di voler difendere dagli attacchi esterni, perché per parlare e scrivere sono necessari ritmi, tempi e modi, l’ortografia ha le sue basi, la grammatica le sue regole, la punteggiatura i suoi spazi, forma e contenuto non sono obbligati a prendersi a pugni ma devono coniugarsi come marito e moglie in luna di miele. La comunicazione e l’informazione oggi è respiro e ossigeno, non è anidride carbonica, l’aria non si rimastica, perché le parole che escono fuori sono ciancicate  sanno di ruggine. E ora, concedetemelo, un appello al voto lo faccio io: in mezzo alla strada (letteralmente) ci sono giornalisti, autori, scrittori, sceneggiatori, copy, ghost writer, soggettisti, social media manager, comunicatori e amanuensi assortiti che non siano però lacchè e yesman. Dite che l’italiano medio sa a malapena leggere e scrivere e far di conto, occhieggiare appena un romanzo di Stefano Massini e strabuzzare gli occhi per scorgere la lista della spesa? Beh, cerchiamo di governare l’evoluzione e non le masse ignoranti, fondere temi e forma, che saranno tosto più incisivi ed efficaci. Così tutti quelli che appartengono a quelle categorie che hanno a che fare con contenuti, forme e regole, chiamateli e offritegli uno straccio di contratto. Ne beneficeranno loro e maggiormente ne beneficerete voi. Così, renderete un grande servizio all’Italia intera.

Articoli correlati

Lascia un commento