L’italiano strilla che c’è l’emergenza economica dopo quella sanitaria, ma poi la maggiore sofferenza resta quella di non potersi recare in vacanza all’estero.
La Grecia dice no al turismo italiano. Poi, anche l’Austria s’unisce all’italiano fuori dal proprio confine. E così ecco arrivare anche la Croazia a sbarrare il passo ai vacanzieri provenienti dal Bel Paese. E da qui format, trasmissioni, polemiche, interrogazioni istituzionali su questa impossibilità di recarsi durante il periodo di solleone sull’isola di Kvar o di Rodi o… no, Vienna e Innsbruck non hanno spiagge né sabbiose né rocciose.
Anche il ministro degli esteri Di Maio s’è scomodato per recarsi all’estero ed elemosinare al governo di Atene di aprirci un corridoio preferenziale per i residenti di alcune regioni virtuose, non particolarmente contagiate dal virus del Covid-19. La domanda in questi casi sorge spontanea, come se l’Italia fosse il paese che non conta location dove trascorrere i pochi giorni di vacanza che si hanno a disposizione. Fermo restando l’imbarazzo della scelta per le mete (si ricorda che nel Bel Paese vi sono ben 55, dicasi 55 monumenti benedetti direttamente dall’Unesco), la domanda è anche un’altra.
Leggiamo di vibranti e legittime proteste per un futuro davvero incerto e poi per l’italiano il primo punto da affrontare, dopo questa emergenza sanitaria ed economica, è dove trascorrere le vacanze? Estero o sulle coste laziali piuttosto che pugliesi? Se è vero che governare il popolo italiano non è difficile ma impossibile, oggi si potrebbe aggiungere che è anche inutile.