L’intervista. Gabriella Genisi: “I romanzi non lascino mai la lezione dei temi sociali”

La scrittrice barese ambienta i suoi romanzi in terra di Puglia, strizza l’occhio a Camilleri e alla tavola, non dimenticando mai la lezione dei temi politici e sociali.

Immaginate una investigatrice femminile, che si muove nella terra di Puglia, tra morti ammazzati e ricette da gourmet, temi attuali e mai scontati, storie d’amore e sentimenti in perenne conflitto. Chi vi viene in mente se non Gabriella Genisi? La scrittrice barese ha inventato il personaggio del commissario Lolita Lobosco e di recente ha scommesso su Chicca Lopez, incontrando il favore di migliaia di lettori.

Quanto sanno e profumano di mediterraneità i tuoi romanzi?
Il mediterraneo e il Sud dell’Italia prestano lo sfondo alle mie storie che sono intrise da profumi e colori tipici di queste terre. Dall’olio ai limoni, al basilico. Ma c’è anche il noir, il malaffare, le contraddizioni.

Quando leggi un romanzo ambientato in una data zona del mondo e con specifiche caratteristiche, che vanno dalla tavola alle storture criminali passando per la passione tra i personaggi e ad alcune specificità proprie di un luogo, allora dici “questo è un noir mediterraneo”. Guardando ai capostipiti di questo genere letterario, Manolo Montalbán e Jean Claude Izzo, cosa ti hanno ispirato e cosa ti hanno insegnato?
Gli autori che tu citi, insieme a Massimo Carlotto, sono stato fondamentali per la mia formazione noir. Nessuno come loro ha saputo mescolare la bellezza dei luoghi, il mare e il veleno delle mafie.

Il tuo personaggio e le architetture narrative create hanno una base solida d’ispirazione per tua stessa ammissione: il commissario Montalbano. Hai invertito il sesso del protagonista e ambientate le storie in una terra altrettanto calda come la Puglia. Quanto fu galeotto il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri per ispirare la tua Lolita Lobosco?
Non ho mai nascosto di essermi ispirata al Commissario Salvo Montalbano per la creazione della Commissaria Lolita Lobosco, senza aver letto i libri di Camilleri non avrei mai immaginato di scrivere un giallo, ma a volte certi personaggi sono talmente potenti da stravolgerci le vite. Lolita nasce in seguito al mio innamoramento verso Montalbano ma è un omaggio, non un clone. Lolità è femmina, pugliese, diversa da lui. Ma ha in comune la passionalità, l’amore per il territorio, il cibo, l’approccio emotivo alla risoluzione dei casi.

Dalle copertine dei tuoi romanzi ci immaginiamo il commissario Lolita Lobosco come una donna mediterranea che forse guardandosi allo specchio somiglia anche all’autrice. È così? Cosa ha principalmente di te Lolita e in cosa vorresti invece tu somigliarle?
È innegabile che in alcuni tratti fisici Lolita assomigli alla Gabriella di qualche anno fa, ma è solo perché io sono la tipica donna mediterranea. Come me ce ne sono migliaia e migliaia. Le nostre passioni sono però uguali: macchine cabrio, mare, stelle, libri, cucina, amori pazzi.

Nei tuoi primi tre romanzi, La circonferenza delle arance (2010), Giallo ciliegia (2011), Uva noir (2012), c’era un chiaro riferimento alla tavola. Queste sono gioie o dolori?
Gioie assolute. Volevo titoli che rimandassero immediatamente il lettore all’idea di Sud.

Il tuo rapporto con la (buona) tavola?

Ecco, in questo caso croce e delizia. Purtroppo sono sempre in lotta con la bilancia, ma se vivi in Puglia come si fa a rinunciare al cibo? Focacce e panzerotti sono una vera tentazione.

‘Pizzica amara’ è il tuo romanzo dove da parte tua si consuma un ‘tradimento’: hai abbandonato Lolita e hai creato un personaggio nuovo, il maresciallo Chicca Lopez. Perchè questa scelta?
A proposito di somiglianze con il personaggio… Spesso i lettori esercitano un transfert tra me e lei, mi confondono con Lolita, sono convinti che le sue storie d’amore siano le mie… e io stessa dopo sette libri, ne ho avuto abbastanza. Ho vissuto una crisi un po’ come quella del settimo anno nei matrimoni. Ho preso un anno sabbatico, ho inventato un nuovo personaggio, dato il via a una nuova serie. Gli scrittori hanno sempre bisogno di novità, di sperimentare altri toni, altri luoghi, altri personaggi. Chicca Lopez nasce così.

Di Chicca Lopez si dice ‘appassionata di moto e fidanzata con Flavia, una compagna piuttosto esigente che, come i più genuini mariti pugliesi, la aspetta a casa pretendendo la cena, Chicca ogni giorno lotta per farsi spazio in un ambiente di soli uomini come quello della caserma’. Hai puntato su un personaggio anticonvenzionale che cerca di abbattere ogni tipo di omologazione: una mossa convinta o nel panorama letterario c’è anche necessità di protagonisti che si battono per ‘i diritti uguali per tutti’?
C’è sicuramente bisogno di personaggi che raccontino l’evoluzione dei diritti civili, delle leggi, della morale comune. Chicca è un personaggio nuovo in molti sensi ma è soprattutto un personaggio diverso rispetto a Lolita. Questo era essenziale, infatti è stata in qualche modo “disegnata” come opposto.

In questa storia di amore, violenza, passione e odio, il lettore si trova catapultato nella tua Puglia. Quanto è determinante la tua terra per scrivere?
È fondamentale, i miei libri raccontano storie contemporanee e sociali molto legate al territorio. Ogni storia ha due protagoniste: una delle miei investigatrici, e le città dove si muovono, Bari o Lecce. Presenze imprescindibili per la caratterizzazione delle trame.

Esiste un termometro di apprezzamento se ti chiedessero quanto sei fiera di essere barese e pugliese?
Non esiste, ma se così fosse toccherebbe il massimo.

In ‘Pizzica amara’ un passaggio riflessivo è molto chiaro: “Prendere posizione era diventato complicato. Ma non farlo era impossibile”. Ecco, quanto è importante per uno scrittore che scrive noir e gialli il concetto sociale di denuncia?
Credo sia essenziale. Oggi il romanzo politico o sociale è quasi del tutto desueto. Sono in pochi gli autori che continuano a praticarlo. È un fatto di coscienza, una scelta che io pratico anche a costo di perdere per strada qualche lettore.

Potresti vivere senza il profumo del mare?
Mai.

Cosa significano per te gli orizzonti?
Rappresentano un approdo momentaneo. È necessario raggiungerli per andare oltre. Sono una sfida continua.

Gli scrittori sono visionari, ma ti aspettavi di vivere all’interno di una pandemia, quasi scaraventata su un set cinematografico?
Mai. Non l’avrei mai detto. È davvero un film quello che stiamo vivendo. E io detesto la fantascienza.

E a proposito di set. I diritti del tuo personaggio Lolita Lobosco sono stati acquistati dalla casa di produzione cinematografica di Luca Zingaretti. A quando la fiction in tv?
Tutto dipenderà dal Covid. Al momento tutto ha subito una battuta d’arresto.

Dove e come hai trascorso questo periodo di isolamento forzato?
A casa, leggendo. I primi due mesi sono stati anche piacevoli, ero molto stanca ed è stato come ricevere una vacanza premio. Era impossibile però dimenticare che intorno a noi si consumavano migliaia di tragedie.

Cosa ti è mancata di più del tuo quotidiano e del tuo essere scrittrice in questo periodo?
Mi è mancata l’ispirazione, e il contatto fisico con i miei lettori. Per fortuna grazie ai social abbiamo studiato nuovi modi per incontrarci.

Il tuo prossimo romanzo quando uscirà e chi tra Lolita e Chicca apparirà prima?
Sto scrivendo una nuova storia con Chicca Lopez, dovrebbe uscire nei primi mesi del 2021.

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