Quella sindrome di Nimby e le soluzioni pilatesche della classe politica

Scoppia la bagarre nel territorio pontino per l’individuazione del nuovo deposito di inerti, sorgono comitati e infuria la poelmica, ma si perde di vista l’obiettivo di chiudere il ciclo dei rifiuti in provincia e dell’autosufficienza dei territori. Resta l’immaturità e la miopia della classe politica.

Mai nel mio giardino. Inutile non sottolinearlo ma quanto accade a Latina e provincia sulla vicenda dell’individuazione dell’area dove stoccare alcuni rifiuti odora proprio della sindrome di Nimby (in inglese per Not In My Back Yard, letteralmente “Non nel mio cortile sul retro”).
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, la provincia pontina si scontra da decenni con le soluzioni pilatesche della classe politica e ammnistrativa: il decidere di non decidere è uno sport in voga, tant’è che lo stesso ente provinciale sollecitato a più riprese con ultimatum perentori da parte della Regione ha deciso di rinviare la decisione per poi urlare che non accetterà mai le decisioni calate dall’alto dove aver temporeggiato per non decidere. Sia che provenissero dalla Pisana o dal Ministero per l’ambiente, insomma sempre da Roma, confermando, a ragione stavolta, che siamo destinati a restare ai confini dell’impero, metaforicamente parlando. Ma per consapevole scelta da parte nostra. Perché la scelta resta non quella di pensare al futuro del territorio ma ai prossimi appuntamenti elettorali, tant’è che il problema è stato sempre rimandato fino a esplodere (quasi) all’improvviso.

Quando si parla di monnezza ci si sporca sempre. Ci si appella a Greta per migliorare il Pianeta, alle soluzioni green, ai circuiti virtuosi, alla chiusura del ciclo dei rifiuti, al potenziamento della raccolta differenziata, poi però si immagina che il rifiuto prodotto non debba trovare una collocazione oppure se il rifiuto c’è ecco che deve essere trasportato e depositato lontano da noi, meglio se in una località terzomondista. Solo che anche ai tempi del web e dell’immediatezza della news questo modus operandi viene presto smascherato.
Così, se da una parte i residenti di Borgo Montello e tutti i comitati ambientalisti annessi cantano vittoria perché viene scongiurata una riapertura della storica discarica di via Monfalcone gioiscono con la stessa intensità perché la servitù del territorio (perché comunque è questa, seppure utile e inevitabile) viene spostata altrove, cioè il deposito della ‘monnezza’ è stato individuato in un’area di 14 ettari tra Latina, Pontinia e Sabaudia, quindi in una porzione centrale del comprensorio provinciale, su un asse stradale adatto al traffico, cioè la strada regionale Pontina, che resta la più importante, seppure limitata, di quell’area e dell’intera provincia.
E insorgono i comitati di Borgo San Michele, Borgo San Donato, Borgo Pasubio, Borgo Grappa e via discorrendo. Esternazioni legittime, per carità, ma va anche specificato che se da una parte ancora il Parco nazionale del Circeo non entra nel merito c’è chi ha anticipato tutti e forse preso in contropiede. Infatti, Legambiente Latina, che non è certo un gruppo di industriali speculatori né di focosi e ottusi attivisti, precisa che tutte le preoccupazioni da parte dei cittadini e dei residenti non hanno fondamento. Innanzitutto, quello che verrà realizzato è un deposito/discarica di inerti, cioè il risultato della raccolta indifferenziata, quindi non ha impatti odorigeni o pericolosi. E la distanza dal Parco è di oltre 5 km. Certo, poi si può parlare, fanno sapere gli attivisti verdi, che forse sarebbe meglio individuare un’area industriale. Solo che, verrebbe da rispondere, tanto anche lì poi sorgerebbero comitati che non vogliono il sito nel proprio giardino ma appena spostato poco più in là, in un gioco perverso a effetto domino che lascia perplessi nel rimandare ogni decisione di risolvere la criticità.
Resta chiaro che il mondo dai rifiuti si salva con gli impianti, con il ciclo che nasce e termina in provincia (ogni territorio deve essere autosufficiente), quindi attraverso un concetto di economica circolare che ancora oggi fatichiamo a comprendere, anche perché i primi attori restano i semplici cittadini, che possono invertire questa tendenza delle discariche/depositi grazie a una maggiore sensibilizzazione di gestione del rifiuto, da casa alla raccolta delle ditte specializzate, alzando il livello della differenziata col porta a porta o con il potenziamento delle isole ecologiche.

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