Sabaudia, negozi in fuga per un’estate piena di incognite

Una passeggiata nel centro cittadino fa capire quanto sia in difficoltà la città delle dune: saracinesche chiuse e vetrine vuote con le attività in fuga. Viaggio in una città metafisica nel mezzo di una crisi acuita dall’emergenza sanitaria.

Era una delle mete più ambite per trascorrere la bella stagione. E quando si parla di bella stagione non ci si riferisce soltanto all’estate, ma anche alla primavera e all’autunno, quella sorta di estate indiana che qui nel Mediterraneo è dolcissima. Sabaudia oggi appare sempre più sonnacchiosa, una cittadina che nel tempo è cresciuta anche come residenti (siamo a quota 20mila) e che in estate arriva a contare anche centomila turisti, col picco che si registra inevitabilmente nei weekend del solleone.

Era la città prediletta da artisti e letterati. PierPaolo Pasolini, Alberto Moravia, Dacia Maraini, Indro Montanelli, Gabriele Salvatores, hanno eletto nel corso del tempo questo scorcio di Paradiso non certo come un buen retiro ma come un luogo dove coltivare il proprio senso dell’inquietudine per stimolare il lato creativo. E il senso dell’inquietudine però oggi c’è quando passeggi lungo le arterie principali, la stagione estiva stenta a cominciare, un po’ per i capricci del tempo molto per l’emergenza sanitaria coronavirus che ancora oggi pende come un macigno sulle teste di tutti, residenti e villeggianti. C’è senso dell’inquietudine quando passeggi per Sabaudia, la città delle dune che rischia di restare solo con le dune e senza attività commerciali: è sufficiente aggirarsi per le vie cittadine.

In un raggio di 300 metri serrande e saracinesche sono tutte abbassate, le vetrine sono tristi e vuote. Corso Vittorio Emanuele e piazza Oberdan rappresentano la fuga delle attività commerciali, attività che nascono, non fioriscono e fisiologicamente muoiono, alcune si ridimensionano per provare a ossigenarsi con scelte differenti ma se non esistono attrattive per aumentare il flusso di visitatori ogni soluzione diventa cieca. E questo, inevitabilmente, diventa un altro punto. Una località che si definisce turistica deve vivere di programmazione e calendarizzazione, certo in questo periodo tutto è andato storto anche se i prodromi per vivere una bella stagione erano stati creati dall’amministrazione Gervasi, in primis con l’organizzazione di una tappa della Coppa del Mondo di canottaggio. Inutile ripetere che l’incognita Covid-19 ha sovvertito ogni regola. Però probabilmente ha anche accelerato la morte di alcune attività: negozi di telefonia, di oggettistica, erboristerie, librerie, pizzerie, gelaterie, abbigliamento, gioiellerie, piadinerie, friggitorie, agenzie immobiliari  di scommesse, articoli sportivi, ristoranti hanno abbassato saracinesche e alzato bandiera bianca. Lo scenario è desolante. Forse un piano Marshall occorre anche per Sabaudia. E la città delle dune ha carte su cui contare maggiori di quelle di altre cittadine: vive in un contesto ambientale unico. Da qui forse dovrebbe ripartire.

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