Dopo l’assurda morte di George Floyd la deriva del politicamente corretto travolge anche i cioccolatini noti come ‘moretti’: sono razzisti, via dagli scaffali dei supermercati.
Questa mattina un amico mozzarellaro ha annunciato che non potrà più servirmi mozzarelle di bufala bianca. “E perché?” l’ho quasi apostrofato. Perché sono razziste, celebrano la supremazia bianca, il bianco verrà presto tolto dai prodotti alimentari e io per non farmi trovare impreparato dall’ennesima rivoluzione di questo nostro pazzo mondo anticipo tutti e cercherò una soluzione che possa accontentare benpensanti e uomini e donne politicamente corretti, mi ha risposto, candido come un putto senza ali ma terrorizzato come un detenuto in un carcere di Pol Pot.
Eh, mica ha tutti i torti l’amico mozzarellaro. Ha ragione, viviamo in un mondo bislacco e bizzarro, a uso e consumo di azioni e parole iperboliche, lanciate solo per essere effetto, lasciando la serietà della causa in naftalina. La reazione alla incredibile morte di George Floyd a Minneapolis da parte di un poliziotto bianco (e probabilmente razzista) non accenna ad arrestarsi: ferma la condanna, ferma la battaglia a un mondo più giusto che elimini differenze, barriere, odi e rancori, cerchiamo però sempre di ragionare con la testa pur esprimendoci col cuore. E così oggi assistiamo a una deriva in nome del decontestualizzare a tutti i costi cui hanno fatto spesa le emblematiche statue, simbolo del loro tempo. Ma la deriva è uno tsunami che non riesce a trovare un argine, come fosse la diffusione di un virus pandemico. Non si spiegherebbe altrimenti questo attacco astruso nei confronti dei cioccolatini ‘moretti’ noti anche come ‘testa di moro’ (soffici e buonissimi!) ritirati nei giorni scorsi dai supermercati svizzeri Migros. Un autentico caso di nazismo dolciario, o meglio di pasticcio autentico.
Sì, avete capito bene, la casa produttrice Dubler, che li sforna dal 1946 dal Cantone dell’Argovia, li ha dovuti ritirare dagli scaffali dei supermercati elvetici perché offendevano il cuore puro dei benpensanti e di quelli che per far rispettare il politicamente corretto sarebbero capaci di ammazzare il prossimo suo che non la pensa come loro. Ecco, in questo periodo di (ipotetica) post-pandemia il virus più letale resta quello dell’imbecillità, di cui ancora non è stato trovato il prezioso antidoto.